Sana 2019: dove sta andando il mercato della eco-bio-cosmesi italiana?


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La mia presenza al Sana quest’anno è stata di venerdì. Un giorno di settembre pieno di pioggia che si è portato velocemente via l’estate.  Quest’anno mi sono goduta di più la visita perché non ero mai stata in un giorno feriale e l'ho trovato meno caotico e affollato rispetto al fine settimana. Quest’anno mi sono resa conto che un giorno non basta più per girare anche sommariamente tutti gli stand riguardante la cosmesi, come invece si poteva fare in passato.
Il settore si è ingrandito tantissimo e le aziende sono oramai talmente tante che occorre fare delle scelte, oppure bisogna stare almeno due giorni per riuscire a visitare anche solamente le più interessanti: i due padiglioni è come se fossero “raddoppiati”, essendoci spesso la coesistenza di più brand all’interno di uno stesso stand. Nella pausa pranzo ho poi fatto un breve giro anche in altri padiglioni e devo dire che ci sono molte realtà altrettanto interessanti, anche ben oltre la cosmesi.

Il Sana è un’occasione per una trasferta divertente, è uno spazio infantile come trovarsi da piccole in un parco giochi, è il modo per incontrare gente che non si ha occasione di vedere di persona se non per la fiera, ma è anche un momento di riflessione su un mercato che è un po’ particolare perché si nutre di un continuo influenzamento reciproco fra aziende, blogger, bioprofumerie e operatori. In particolare, quest’anno, mi sono chiesta che senso possa avere scrivere un articolo in merito a questa manifestazione? Voglio dire, cosa può “aggiungere” nel momento in cui con le stories di IG si può vloggare un evento al punto che non è quasi più necessario andarci di persona ma lo si può seguire comodamente da casa attraverso una qualsiasi instagrammer? Quale competenza deve avere chi parla di questo settore su internet? Riuscire  semplicemente ad essere presente a tutti gli eventi cercando l’esclusiva almeno della prima diretta? Ma questo non potrebbero farlo direttamente le aziende sui loro profili social (come del resto già fanno)? E infine, quale può essere la funzione e il ruolo di una vecchia "blogger"come me? Insomma io qualche dubbio continuo a farmelo, soprattutto sulle competenze che le blogger dovrebbero avere per fare un servizio/favore sia a chi le segue, sia alle aziende con le quali “collaborano”…ma ne parlerò anche più avanti.

Vengo quindi a parlarvi delle mie impressioni su questo Sana 2019.
Complice il fatto che sono stata lontana dai social nell’ultimo mese e che, come sempre, ho deciso all’ultimo di andare, il mio criterio di visita degli stand è stato molto “a caso”: sono arrivata senza una lista precisa (e un po' me ne sono pentita, con il senno di poi), qualche invito ricevuto via mail che ho accolto volentieri perché le collaborazioni che scelgo di avere mi fa piacere mantenerle anche attraverso un contatto diretto, la curiosità di testare alcuni prodotti con una consulenza dal vivo sul mio tipo di pelle e capelli, la voglia di porre quelle domande/dubbi che volevo fare da tempo a chi di dovere. A parte questi obiettivi, ho girato perdendomi fra gli stand e facendomi guidare dalla casualità e dall’istinto anche perché mi sono resa conto solamente dopo che il catalogo cartaceo che viene consegnato all’entrata è inutilmente dispersivo: tante pagine di pubblicità e un elenco alfabetico di tutte le aziende presenti nell’intera fiera senza un ben più utile elenco espositori diviso per padiglioni (come invece è possibile trovare online).
Confesso che, nonostante questa mancata pianificazione, non mi sono fermata un attimo, ho girato e parlato tutto il tempo (con tanta pazienza del mio compagno che mi era al seguito, povero!) fermandomi man mano che incrociavo stand o persone che mi incuriosivano: il tempo è letteralmente volato! In compenso, guidata dal caso, ho scoperto realtà e fatto piacevoli conversazioni che forse, facendo delle scelte a tavolino, mi sarei persa.

DOVE STA ANDANDO IL MERCATO DELL’ECOBIOCOSMESI?

Quest’anno mi è sembrato, almeno dalla giornata in cui ho fatto la visita, che si sia ridimensionato un po’ il ruolo delle blogger che l’anno scorso avevano quasi monopolizzato gli stand e gli eventi anche in qualità di testimonial. Del resto, forse qualche riflessione fatta da alcune di noi l’anno scorso (se vuoi leggi qui) ha dato modo alle aziende di riflettere e "fare manovra"? O forse si è capito che il miglior testimonial di un'azienda è l'azienda stessa e soprattutto l'identità e la competenza del proprio o della propria titolare?  Diciamo che forse, più che essersi ridimensionato il "fenomeno blogger", mi è parso che sia semplicemente cambiato di segno: diverse aziende hanno creato eventi dedicati con un’unica spiegazione di gruppo sulle nuove uscite e relativa consegna di kit di campioncini o minisize. Fronte aziende, l’ho trovata una giusta strategia sia per economizzare le proprie energie psicofisiche investendole in conversazioni one to one solamente con potenziali clienti/bioprofumerie o nuovi clienti privati, sia per accontentare un po’ tutte le oramai tantissime instagrammer con piccoli omaggi. D’altro lato, però, questo “contenimento” del fenomeno mi ha fatto anche riflettere su come oramai di bloggers/instagrammer ce ne siano/siamo davvero tantissime (troppe?) rispetto a quando, nel 2012, eravamo proprio in poche a scrivere...e le aziende davvero, come si suol dire, "non sanno più a chi dare i resti":-) Alla fine, però, così facendo, non si rischia di perdere quel contatto diretto che, invece, permette anche l’interazione e la domanda approfondita su INCI e formulazioni e un utile confronto reciproco? Quante volte un packaging o certi ingredienti sono stati modificati su suggerimento proprio di noi consumatrici che ne scrivevamo sui blog? Quanto una conversazione anche a noi ha aiutato a comprendere un prodotto o a chiarirci un dubbio su come utilizzarlo in modo da poterlo poi descrivere meglio a chi ci segue? 

All'epoca di IG (che non è più quella dei blog..), sembra quasi che la qualità da dover avere per potersi occupare di cosmesi interamente naturale non sia più una qualche conoscenza approfondita del settore cosmetico quanto la capacità di usare i social, di dare informazioni sintetiche e a spot, di dire "compra, l'accendiamo", talvolta senza neanche un minimo di capacità critica e l'onestà intellettuale del provare realmente un prodotto sul lungo periodo. Spuntano così “influencer” come funghi,  senza più una differenza di competenza e identità fra loro, e il rischio non è forse che la categoria stia diventando una massa anonima da accontentare (come lo sciame di donne all’assalto ai saldi il 26 dicembre in UK) la cui unica funzione è quella di amplificare un marketing standard, una sorta di “purché ne parlino” spammato su IG secondo il copione di un press kit? 
Per carità, è un problema che non riguarda solamente il settore dell’ecobiocosmesi, ma in questo salta maggiormente agli occhi forse perché è un settore un po' strano in Italia in cui le consumatrici hanno avuto un ruolo determinante nell’evoluzione del mercato stesso visto che, negli anni, molte di loro che magari venivano dai primi forum di discussione sulla ecobiocosmesi hanno poi aperto un blog, un profilo social o addirittura una bioprofumeria o un'azienda.  E' un settore particolare anche perché in esso sono falliti i tentativi di siti in stile “Tripadvisor”, in cui è protagonista il parere del consumatore comune, mentre, al massimo, resiste qualche e-commerce in stile  “Booking”, con le recensioni a commento di chi ha realmente acquistato quel determinato prodotto. E' un settore dove, alle volte, ho la sensazione che quasi tutte le consumatrici (e anche il mio piccolo gruppo di lettrici) siano delle bloggers o delle instagrammer (oppure le poche persone che hanno scoperto recentemente la cosmesi ecobio, di lì a poco apriranno un loro profilo social con scritto "recensisco tutto"). Forse tantissime appassionate di cosmesi ecobio, siccome acquistano direttamente da internet, sono più facilmente influenzate e influenzabili, tant'è che è una fiera che, pur essendo per addetti ai lavori, ha un intero padiglione per la vendita diretta dei prodotti?

Il limite fra social e azienda è poi davvero spesso sottile. Sempre più  "blogger", sebbene per la maggior parte non siano pagate in denaro ma in omaggi di full-size in anteprima, stanno diventando di fatto delle risorse marketing a basso costo anziché delle consumatrici critiche prima ancora che delle influencer? Del resto, pur volendo, se i blog non li legge più nessuno (tranne chi cerca ancora pareri diretti tramite google) e una recensione dura il tempo di un’immagine o di una story, una instagrammer quanti prodotti potrà mai realisticamente usare in contemporanea e in poco tempo, a meno che li distribuisca a parenti e amici o ne testi gli effetti nel breve periodo facendone solamente una bella presentazione? Di conseguenza, le aziende dovranno forse scegliere se puntare su una pubblicità subliminare, data dallo spammare immagini, oppure una pubblicità basata sulla credibilità e la personalità di un profilo, su quanto sia affine o meno alla propria identità aziendale? Quanto ancora le aziende potranno avvalersi delle blogger come amplificatori del proprio marketing, pagandole con i propri prodotti novità e imponendo addirittura, in alcuni casi, le proprie regole di recensione? Forse anche le "influencer" dovranno scegliere con chi collaborare e con chi no, visto che come è stato umanamente impossibile dare la stessa attenzione a tutte le realtà presenti al Sana quest’anno, lo diventerà anche tentare di dare medesima visibilità a tutte le novità tramite i social? Molte cose sono cambiate in dieci anni e forse molte altre continueranno a cambiare...chissà..

Mettendo da parte il solito tifo fra chi è a favore e chi è contro le certificazioni, mi pare più evidente spostare l'attenzione su un'altra questione attuale. Ammettiamo pure che forse certe piccole aziende non agiscano nella malafede di chi vuole raggiungere il massimo guadagno con il minimo investimento, ma che magari  siano mosse da quell’ingenuità-incompetenza di chi, affidandosi a laboratori terzi, si “accontenti” di ciò che offrono (senza capirci poi molto di formulazioni) oppure dalla necessità, rispetto alla grande distribuzione, di ammortizzare elevati costi di produzione... oramai, però, vedo sempre più INCI in cui il principio attivo di moda si perde in formulazioni standardizzate, “annacquate”, “aloe-zzate” o “glicerin-ate”, con ingredienti che mi fanno storcere il naso quando leggo derivati dalla palma e similari in confezioni che costano, a mio avviso, troppo rispetto alla qualità degli ingredienti del tutto industriale contenuta (…allora tanto vale acquistare prodotti nella grande distribuzione che sono più onesti nel rapporto qualità-prezzo!).

Devo dire, invece, che, in generale, mi è parso che quest'anno la professionalità delle aziende si sia alzata di livello, soprattutto nella capacità di curare e comunicare il proprio brand. Rispetto all’anno scorso, ad esempio, in cui qualche stand era decisamente “amatoriale”(e ancora mi è capitato di avere conversazioni con persone poco preparate su certi argomenti, anche quest'anno..) e girava ancora qualche grafica con foglioline verdi e fiorellini naif, in questo Sana 2019 mi è parso che, anche solamente nella scelta di un principio attivo o della grafica di un packaging sul quale costruire l’identità di un brand, ci sia stata maggiore consapevolezza da parte di chi si è lanciato su questo mercato. (Anche se questo rende sempre più difficile trovare quella “genuinità” che caratterizzava le prime aziende di questo settore agli inizi delle loro carriere e che ne rappresentava anche una certa bellezza intrinseca...).
Inutile dirlo, è palese agli occhi di tutti: la concorrenza è aumentata e ci sono davvero molte più realtà  per cui si può scegliere una stessa referenza confrontandola con almeno un’altra analoga di almeno una decina di aziende differenti. Questo vuol dire che diventa sempre più difficile sia lanciare idee nuove (che non siano il gioco delle tre carte di certi ingredienti o tipologie di prodotti), sia, in questo continuo lancio di novità, è estremamente faticoso riuscire a difendere le proprie linee se si è fra le aziende storiche del settore (anche se io continuo a credere nel mio tag #compratoericomprato che ho lanciato su IG l'anno scorso e che trovate nelle stories in evidenza sul mio profilo @esidaruc). 
Alla fine, ciò che paga, secondo me, è avere un'identità forte come azienda e devo dire che quest'anno mi è parso più evidente che ce ne sia stata più di una che ha buone possibilità di imporsi, soprattutto fra quelle con prodotti di fascia medio-alta, tant'è che mi sembra che le novità più interessanti di quest'anno non tanto siano state "nuovi prodotti", quanto proprio "nuove aziende" che si sono presentate a questo Sana 2019 per la loro prima o seconda volta. Dall'altro lato, mi pare che sia aumentata la presenza di  “distributori” anziché produttori. Questo mi ha fatto riflettere. Questo vuol dire che, alla fine,non conviene  poi molto creare nuove aziende del settore o che forse, fra quelle straniere, ci sono realtà più interessanti quanto a ricerca e scelta di materie prime? Considerando che spesso da noi molte aziende sono nate sulla scia dello spignatto o di realtà agricole che hanno voluto creare una propria linea cosmetica o di persone che si sono volute reinventare un lavoro improvvisandosi imprenditori, quanto è forte il potere di certi laboratori in Italia? Ma ancora non ho risposte, per cui lascio questi dubbi come domande aperte...

Il Sana è anche un piccolo "paese" dove ci si conosce tutti, dove le chiacchiere e le polemiche in fondo piacciono e adesso magari cominceranno quelle fra le puriste del bio, le professioniste delle recensioni, le scelte giuste e le scelte sbagliate delle aziende, i leitmotiv del “si stava peggio quando si stava meglio”, i commenti entusiastici e le critiche di delusione etc. etc. Tutto ciò mi fa sorridere. Sembra sempre che chi usa cosmetici interamente naturali si senta un po’ la paladina del Pianeta, quella che sta dalla parte "giusta" del mondo, e, alle volte, mi ci sento anche io (a proposito, se vi va, leggetevi questo piccolo diario semi-serio), fermandomi poi a riflettere sul fatto che il Pianeta è una cosa seria, ma che forse ci prendiamo un po’ troppo tutte sul serio! In fondo, al mondo di noi frega ben poco e forse, a studiare anche solamente gli effetti dell’inquinamento elettromagnetico, dovremmo spegnere tutti i cellulari che usiamo per stare così tanto tempo sui social, chiudere Instagram e non pensarci più.
Ma, a dirla tutta, la cosmesi è un mondo anche “frivolo” e di questa “leggerezza” probabilmente ne abbiamo tutti un po' bisogno, perché di fronte ad un rossetto chiunque di noi non pensa ai propri problemi personali e alle brutture del mondo e torna una bambina che corre sui prati o che si ritrova alle giostre davanti agli stand di dolci e zucchero filato.

In questi giorni di foto e commenti post-Sana 2019  (benché più che "post" sia stata una diretta continua..) mi è anche parso che, siccome oramai il mercato è davvero troppo ampio, comincia ad essere più variegato e quindi, inevitabilmente, cominciano anche a crearsi dei sottogruppi di aziende e blogger, basate su affinità di pensiero e simpatia... e questo ha reso l'esperienza di quest'anno più piacevole per molte persone, diventando un incontro fra simili? 
Il Sana così è diventato anche un po’ la fiera dell’ “ammòre”, perché il contatto umano è tutto (un po’ come "la pace nel mondo" per Miss Italia hihi) e nel bio sembra che ci siano solamente “belle persone”:-) Battute a parte, ammetto che stavolta, anche se sono un lupo solitario che ama girare da sola in incognito, mi dispiace non essermi potuta fermare nel weekend e poter incontrare alcune  donne appassionate di ecobiocosmesi come me con le quali converso piacevolmente da tempo: come loro sanno bene, probabilmente non mi sarei fatta fotografare nelle foto ricordo (abbiate pazienza, sono un po’ come una selvaggia d’America ahahah), ma sappiatelo: vi avrei ri-abbracciato o abbracciato per la prima volta molto volentieri!

Ora vi chiedo: a cosa serve che io continui il mio reportage scrivendo magari una puntata 2 e una puntata 3 sulle nuove tendenze di prodotti novità o aziende che mi hanno colpita, se già sapete tutto? :-P Comunque una chicca, intanto, ve la lascio, la mia "scopertona" di questo Sana 2019, eccola qua:



Non vi mostro la texture perché è qualcosa di indescrivibile al palato! :-P

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